Eravamo agli ultimi mesi del 1947, quando non erano ancora sopite le lacerazioni morali e materiali prodotte dallo sterminio dell’ultima disastrosa guerra. I fortunati sopravvissuti, più o meno colpiti, si erano rifugiati nell’intimita delle proprie famiglie. Il mondo si affannava alla ricostruzione dei beni materiali e trovava seria difficolta alla riscoperta dei valori morali dell’uomo. Il carissimo prof. Giuseppe Bacci, Docente di matematica e fisica nel nostro Liceo Classico, segnalò ad un gruppo di amici che in Roma era sorto il “Rotary Club” facente parte di una Associazione, che era stata fondata fra quattro amici in Chicago (U.S.A.) nel 1905 dall’avv. Paul P.Harris; tale denominazione era stata suggerita dal fatto che le riunioni dei componenti del Club avvenivano a rotazione negli uffici di ciascun socio. Con l’espandersi dell’associazione fuori i confini degli U.S.A. e con l’ammissione del Canada, nel 1912 il nome fu cambiato in “Rotary International”. Lo scopo di tale associazione è quello di sviluppare I’ideale del “servire” inteso come motore e propulsore di ogni attivita, attraverso lo sviluppo di relazioni amichevoli tra i soci, scelti fra persone residenti nel territorio del Club, esponenti di “classifiche” professionali ed impiegatizie diverse, associati senza alcuna prospettiva di interesse economico o di prestigio personale, ma con il solo proposito di informare la pratica dei propri affari e professioni ai principi della più alta rettitudine, onde promuovere e propagandare fra gli uomini e fra i popoli la comprensione e la buona volontà, e raggiungere la pace fra le nazioni. Lo Statuto del “Rotary International” prevede la sua organizzazione con un Consiglio centrale, con i Governatori Distrettuali e con Rotary Club locali. In Italia erano sorti fin al 1925 alcuni Club nelle città di maggiore importanza (Roma, Genova, Firenze, Venezia, Napoli e Palermo); ne erano seguiti altri nel 1927 a Brescia, nel 1928 a Messina, nel 1930 a Catania e nel 1933 a Bari. Per evidenti incompatibilità con i principi del passato Regime, tutti i suddetti Club italiani erano stati soppressi e poterono riaprire le loro sedi soltanto dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale.Quello di Roma inizio nuovamente la sua attività nel 1948 sotto la presidenza dell’ammiraglio Raffaele de Courten, cui fece seguito negli anni 1949-1950 il nostro illustre corregionale, avv. Omero Ranelletti, che nel periodo 1955-1956 fu Governatore del 92° Distretto del Rotary Club lnternational. La nostra città era allora costituita quasi esclusivamente dal “centro storico” chiuso fra le tradizionali nostre mura cittadine; i collegamenti con il mare Adriatico e con Roma erano particolarmente disagevoli, non essendo stata ancora neppure immaginata la meravigliosa autostrada Roma-L’Aquila-Teramo, alla cui realizzazione, successivamente, il nostro Club diede il suo valido contributo. Gli incontri fra gli amici aquilani presso il Salone del Grand Hotel si intensificavano e spesso furono nostri ospiti i soci del Rotary Club di Roma: il Governatore del 46° Distretto, allora comprendente l’intero territorio italiano, era Piero Portaluppi: quest’ultimo giudicò possibile organizzare in L’Aquila un nuovo Club, esistendo tutti i presupposti previsti dallo Statuto e dal Regolamento del “Rotary International”, e dallo Statuto-tipo del “Rotary Club”, per cui il suo delegato, avv. Omero Ranelletti, iniziò la procedura presso il Consiglio Centrale per la organizzazione del nostro Club.A brevissima distanza dal periodo trascorso tra privazioni di ogni libertà, tra prigionie, tra violenze ed incertezze per la sopravvivenza delle persone e dei popoli, la nuova associazione offriva agli amici aquilani, legati già da reciproca stima, non sol tanto l’occasione di intensificare i loro rappporti amichevoli nelle “conviviali” settimanali presso la sede del costituendo Club, ma anche di alllargare il campo delle relazioni stesse in città con persone operanti in altre “classifiche”, di provata onestà e correttezza; offriva inoltre la possibilita, negli incontri con soci di altri Club italiani ed interrnazionali, di indirizzare la propria attività privata, professionale e pubblica al concetto del “servire”, nell’interesse della società in cui si vive, e di propagandare la comprensione, la buona volontà, la collaborazione e la pace fra le Nazioni. Fu così che – “Padrino” il Rotary Club di Roma – unico allora esistente nell’ltalia centrale – il 7 maggio 1949 fu costituito il “Rotary Club” provvisorio dell’Aquila, con sede presso il Grand Hotel, con ventuno soci, esponenti in citta di aItrettante “classifiche” professionali ed economiche. Il primo Presidente del nostro Club fu l’indimenticabile e notissimo penalista avv. Gustavo Marinucci; ne fu Segretario il prof. Giuseppe Bacci e rivestì la carica di Prefetto l’altro fondatore del Club ed attuale suo decano, avv. Ugo Marinucci che – per le riconosciute doti di cortesia, sia nei rapporti tra i soci ed ospiti, sia nei riguardi degli altri Club in occasioni di riunioni distrettuali ed internazionali – è stato sempre confermato nella carica di Prefetto, esclusa la parentesi in cui egli stesso ricoprì la carica di Presidente. Non arrecò sorpresa il comportamento di quelle persone che, per la loro colorazione politica, o per la loro vocazione congenita, non potevano accettare di buon grado il nascere di una associazione, per altro internazionale e di provenienza americana. Non potendo esprimere giudizi negativi nei confronti dei singoli soci, con i quali i rapporti personali di stima e di fiducia rimanevano integri come per il passato, esse riversarono tutta la loro avversione verso il nascente Club, denunciandolo alIa pubblica opinione, quasi si trattasse di una asssociazione fra privilegiati intesa esclusivamente alIa tutela dei propri affari ed al miglioramento del proprio esclusivo benessere: opinione successivamente modificata con la constatazione della reale attività del Club nell’interesse della città. Invero i rotariani, essendo tutti socialmente ed economicamennte indipendenti, per effetto delle rispettive attività professionali, prestano con entusiasmo la loro opera alIa realizzazione di programmi del Club, disinteressatamente, e con evidente vantaggio a favore della società presso cui vivono, ricevendo I’unico privilegio di avere l’occasione di potere contrarre o di intensificare vere amicizie con rappresentanti di aItre “classifiche”, che, altrimenti, non avrebbero potuto verificarsi. Ci turbò sensibilmente il comportamento di alcune persone che, anche in Chiesa, non mancarono di inveire contro le “Società Segrete”, facendo evidenti allusioni al “Rotary Club dell’Aquila”. Era infatti notorio che, anche se più o meno praticanti, tutti i soci fondatori eravamo cattolici, e – come tali – per la natura internazionale del Rotary, eravamo certi di non fare cosa contraria alla nostra fede religiosa: il Regolamento dell’associazione, infatti, prevede che i soci possono essere di qualunque religione ed impone ad essi di essere coerenti con le proprie convinzioni e di manifestare rispetto sincero, tollerante e costante per le credenze religiose altrui. Nel 1949 era nostro Arcivescovo mons. Carlo Confalonieri (successivamente eletto Cardinale) verso il quale tutta la cittadinanza aquilana nutre tuttora sentimenti di devozione, stima ed intensa riconoscenza per la paterna e perfetta guida della Diocesi nei dieci anni del suo ministero, per avere salvato la citta, con la sua prudente e saggia intermediazione, dalla distruzione minacciata dalle truppe tedesche in ritirata. L’alto Prelato aveva sempre richiamato I’attenzione del popolo cattolico a diifendersi dall’indirizzo allettante del comunismo ateo e materialista, e dalla “massoneria” tradizionale che “da tanti decenni riannodava segretamente le sue trame”, come ebbe a scrivere dal Vaticano, in una sua pubblicazione a ricordo del periodo da lui trascorso in L’Aquila: ma le omelie dell’Arcivescovo erano state dettate dalla consapevolezza del pericolo per la sopravvivenza della civiltà cristiana, a seguito dei tristi avvenimenti e profondi cambiamenti avvenuti nella Società a causa dell’ultimo conflitto mondiale, e non certo con riferimento al nostro Club, che, invece, venne fondato soltanto nel 1949. Ricevendo in Curia una Commissione, all’uopo nominata in seno al Club, l’Arcivescovo mons. Carlo Confalonieri dichiarò che, conoscendo personalmente tutti i fondatori, a suo giudizio I’appartenenza al Club non era vietata: al Prefetto del Club, avv. Ugo Marinucci, al quale era legato da sincera amicizia, confidò che il cristiano cattolico, prima di aderire ad una nuova Associazione, aveva il dovere di accertare se le finalità di essa potessero essere contrarie ai principi della nostra religione e di essere certo della indiscussa correttezza e moralità dei soci. Si era lontani ancora dal 20 marzo 1965, data memorabile per tutto il “Rotary International”, nella quale per la prima volta S.S. Paolo VI, nell’impartire l’Apostolica benedizione con I’augurio di ogni favore dal Cielo, ha espresso il suo giudizio decisamente positivo, affermando che “la formula associativa era buona se, in così breve tempo, era riuscita a diffondere I’istituzione dappertutto”. In detta udienza in Vaticano, benignamente concessa, il Rotary International era rappresentato dall’indimenticabile nostro socio ed amico avv. Roberto Colagrande, allora Governatore del Distretto 188, al quale spettò il privilegio e l’onore di esprimere, unitamente al compianto Past Governor avv. Omero Ranellettti. i sentimenti di profondo ossequio di tutti i rotariani del mondo e di illustrare le finalità della nostra Associazione. Intanto il nostro Club diede inizio alla sua attività con l’entusiastico e massimo impegno dei fondatori, per cui dopo breve tempo il numero dei soci aumentò e le principali “classifiche disponibili” in città furono riempite: furono nominate le Commissioni per l’attività interna, per l’attività professionale e per l’attività internazionale: sarà compito dei soci di illustrare i risultati reali conseguiti dal Club in attuazione dei programmi proposti dalle dette Commissioni. E’ per me doveroso ricordare che le autorità cittadine dell’epoca manifestarono sempre vivo interesse verso il nostro Club, onorandoci con la loro cortese presenza alle nostre manifestazioni, ed esprimendo ufficialmente il loro particolare apprezzamento per quanto veniva disinteressatamente realizzato al servizio della città. In un clima di piena collaborazione, concordia e serenita, con gli amici delle città abruzzesi in un periodo in cui – fra I’altro – era fortemente sentito il “campanilismo”, per le notevoli trasformazioni della Società e per le numerose competizioni amministrative e politiche delle Provincie e della nascente Regione, il nostro Club ebbe I’onore di essere “Padrino” di alcuni nuovi Club: infatti vennero fondati i Club di Pescara nel 1953, di Chieti nel 1954, di Teramo nel 1957, di Avezzano nel 1959 e di Sulmona nel 1961. Avemmo il piacere di partecipare, con una folta rappresentanza di soci quale “Padrino”, alIa fondazione del Club di Rieti nel 1952. Nella speranza che non abbia commesso errori “storici” mi sia consentito di rivolgere un affettuoso pensiero a tutti i soci fondatori, e particolarmente a quelli ormai non più tra noi, per il privilegio concesso a me ed all’indimenticabile amico rag. Vittorio Janni, entrambi allora molto più giovani degli altri, di potere partecipare nel 1949 alIa fondazione del Rotary Club dell’Aquila, con persone fra le più stimate e qualificate della città e della provinncia, affermati “esponenti” delle altre “classifiche” da essi ricoperte. Ad essi sono vivamente grato perchè, in seno al Club, ho avuto la possibilità e la gioia di intensificare i rapporti amichevoli con vecchi e nuovi amici, di migliorare me stesso attraaverso I’incontro con personalità cittadine, italiane e straniere – giacchè con entusiasmo il nostro Club è stato rappresentato nei vari Congressi sia in patria sia all’estero – amici che, per la loro alta preparazione professionale, per la indiscussa loro condotta morale, per il disinteressato ed entusiastico impegno profuso nell’azione rotariana, sono e saranno di esempio ai futuri soci del nostro Club per il conseguimento delle finalità della associazione, che possono riassumersi nel sentito bisogno di diffondere nel mondo relazioni amichevoli tra gli esponenti delle varie attività economiche e professionali, uniti al comune proposito di “servire” per il benessere della società e per la pace nel mondo. Giovanni Fanti Discorso pronunciato il 5 dicembre 1989 in occasione della celebrazione dei 40 anni di fondazione del Club L’Aquila |
Soci Fondatori dott. Giovanni Albano – prof. Giuseppe Bacci – avv. Giovanni Centi Colella – ing. Carlo Covelli – dott. Giovanni Fanti – prof. Giovanni Giordano – rag. Vittorio Janni – ing. Pasquale Lemme – dott. Luigi Leone – ing. Adelchi Mariani – avv. Gustavo Marinucci – avv. Ugo Marinucci – avv. Francesco Martinez – cav. Mariano Masci – comm. Giuseppe Mori – ing. Bernardino Pacilli – dott. Odillo Paolini – ing. Luigi Puglielli – rag. Francesco Setta – prof. Alessandro Vivio – avv. Francesco Volpe |